La costruzione del Palazzo del lavoro è stata un’impresa titanica, non solo per le sue dimensioni, ma anche per le tempistiche: in soli sette mesi, lavorando giorno e notte indipendentemente dalle condizioni atmosferiche, il progetto dell’Ing. Pier Luigi Nervi riesce ad essere completato per l’inaugurazione di Italia ‘61. La superficie del parallelepipedo in vetro e cemento occupa 25.000 mq, due volte piazza San Carlo, e resta “espressione di una tecnica che sfiora la fantascienza”.
Al suo interno si è svolta l’Esposizione Internazionale del Lavoro, sotto la supervisione artistica di Gio Ponti. Ognuna delle nazioni partecipanti ha approfondito una tematica relativa allo sviluppo dei processi produttivi nella storia dell’uomo, senza tralasciare le conseguenze sociali. Non poteva mancare il tema della meccanizzazione, ampiamente illustrato dall’Argentina attraverso l’evoluzione dei mezzi agricoli come sostegno della macchina al lavoro dell’uomo. È stato uno dei padiglioni più visitati perché completamente aperto e dunque era possibile ammirare il grandioso soffitto a raggiera. Altri paesi si sono concentrati sulle più recenti scoperte. È il caso della Gran Bretagna che ha descritto le conquiste della ricerca scientifica degli ultimi cento anni, ma anche i mali che ancora affliggono l’uomo, come la malattia e la guerra, presentati simbolicamente all’interno di una stanza buia, occasione per riflettere sulle contrastanti conseguenze delle scoperte scientifiche. Si tornava alla luce nella parte dedicata al futuro della ricerca scientifica, i trapianti di organi, che di lì a pochi anni sarebbero diventati realtà.
Il centro del palazzo è destinato all’esposizione italiana, un omaggio alle scoperte ottenute dall’uomo nell’ultimo secolo in ogni campo, dai trasporti alle telecomunicazioni, dalla ricerca scientifica alle materie prime. Viene lasciato spazio anche alle rappresentazioni artistiche come quelle sulle pareti esterne del padiglione, opera di Pino Tovaglia, quasi a voler dire che il lavoro non è solo fatica, ma anche arte, e lo stesso Palazzo del Lavoro lo dimostra.
«Se qualcosa potrà realmente restare a ricordo delle Celebrazioni del Centenario dell’Unità d’Italia … questa cosa è appunto il Palazzo costruito dal Nervi. Perché è una testimonianza viva e senza equivoci della permanenza di uno spirito di invenzione, nella maggiore e più complessa di tutte le arti che è tipicamente italiana».
Luigi Carluccio, Stamane l’inaugurazione di Italia ‘61. Carattere architettonico delle mostre, in «Gazzetta del popolo», 6 maggio 1961
FONTI
La celebrazione del primo centenario dell’Unità d’Italia, Torino, Comitato nazionale per la celebrazione del primo centenario dell’Unità d’Italia, 1961
Esposizione Italia ‘61 – Palazzo del lavoro (italia61.org)